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L'affresco

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racconto
 

In un tranquillo giorno di primavera nell’anno del Signore 1539, lungo la strada che scendeva da nord, si vide arrivare un uomo a cavallo con al seguito una mula carica di ceste.

Per qualche minuto la gente di quel paese, che tutti chiamavano Pinzolo, si fermò perplessa a guardare lo straniero.

Egli, senza proferir parola alcuna, si diresse verso una piccola chiesa cimiteriale, scese dal suo cavallo, lo legò ed entrò nel luogo sacro.

«C’è qualcuno?» chiese  titubante «Sono Simone, Simone dei Baschenis!».

Da una piccola porta laterale uscì un vecchio sacrestano.

«Vi stavamo aspettando, messere» disse.

Gli fece strada accompagnandolo nella sede della Confraternita dei Battuti e là gli fu spiegato il motivo per cui era stato convocato. C’era un grosso lavoro da svolgere e nessuno lo avrebbe aiutato.

«Sarete in grado di eseguire ciò che vi abbiamo chiesto? Non è un compito semplice, ce ne rendiamo conto… potete ritirarvi se lo ritenete opportuno» disse il componente più anziano della Confraternita riunita.

Simone Baschenis rimase qualche attimo a pensare, poi, un po’ riluttante, annuì con il capo.

Il giovane si mise subito al lavoro. Si recò presso la chiesetta del paese e cominciò a studiarne le fiancate.

Il suo lavoro consisteva nel dipingerla. Il tema dato dalla Confraternita era inquietante: la Danza delle Morte.

Una notte, mentre Simone se ne stava seduto pensieroso e solitario sul basso muretto di cinta della chiesa, una donna coperta da un lungo mantello e un cappuccio calato sul capo gli si avvicinò.

«Che fate qui, messere?» gli chiese.

Lui la guardò cercando di scorgerle il viso. Aveva una bella voce, suadente e sussurrata.

«Sto pensando a quel che devo dipingere, ma non mi viene in mente nulla che mi soddisfi» rispose il pittore.

«Ma cosa dovete dipingere, signore?»

«Non sono argomenti da affrontare con voi, madonna, per il rispetto che sono obbligato a portare ad una signora».

«Pensate forse che una donna non possa capire?».

«Oh, no, madonna, non intendevo questo, ma la morte non è un argomento di cui discutere».

«Ne avete forse paura?».

«No ma… sì, forse sì… comunque è un lavoro non facile quello che mi è stato affidato» il giovane cercò di scorgere il volto coperto dall’ombra.

«Chissà se potrò aiutarvi» disse dolcemente e quasi tra sé la donna «Forse dovreste dividere il dipinto in tre parti e magari corredare il vostro racconto per immagini con degli scritti…».

«Che dite?» chiese stupito il Baschenis.

«La prima parte» riprese la donna descrivendo un mezzo cerchio con il braccio in direzione della parete «potreste dedicarla ad un trio di scheletri, di cui uno incoronato, seduto su un trono mentre suona una cornamusa, vicini altri due in piedi che nel frattempo suonano il flauto».

Il giovane scese dal muretto incuriosito.

«Potreste dipingere poi il Cristo crocefisso» continuò lei «che li separi da diciotto coppie che ballano, ciascuna formata da uno scheletro che fa da dama o da cavaliere ad un personaggio trafitto da una freccia. Sotto potreste scrivere: IO SONT LA MORTE E PORTO CORONA, SONTE SIGNORA DE OGNIA PERSONA ET COSSI’ SON FIERA FORTE ET DURA CHE TRAPASSO LE PORTE ET ULTRA LE MURA…»

Così continuò a dettare una serie di frasi ironiche su quanta potenza aveva la Morte, della sua sovranità e inevitabilità.

Dopodiché, così com’era venuta, la donna salutò in fretta e corse via nel buio.

Simone il giorno seguente aveva cercato la bella signora misteriosa ma nessuno in paese sembrò conoscerla.

Egli allora si decise a mettersi al lavoro e cominciò a dipingere una parte della fiancata della chiesa scrivendo quanto la donna gli aveva dettato.

Finita questa parte di lavoro si fermò, non sapendo più come continuare.

Preoccupato di come andare avanti, una sera al crepuscolo mentre studiava la sua opera, la donna gli si fece di nuovo accanto.

«Buonasera, messere, come procedete con il vostro incarico?».

«Buonasera, madonna. Vi ho cercata ovunque, ho chiesto di voi nelle contrade intorno ma nessuno vi conosce!».

«Perché mi cercavate?».

«Mi avete incuriosito, e anche aiutato, ma ora non so più come proseguire» rispose sconsolato Simone.

«Posso darvi qualche altra idea, se volete» suggerì con un sospiro.

«Ne sarei onorato, madonna» rispose il pittore con un inchino.

«Allora…» la donna parve pensare con il capo piegato di lato «La parte centrale potreste dedicarla a ritrarre figure umane timorose che contrastano con i gesti provocatori, le smorfie e i ghigni degli scheletri. E laggiù» aggiunse indicando la parte terminale della parete «per finire, la Morte tende l’arco in sella ad un destriero al galoppo, che calpesta dei corpi ammassati a terra e scaglia frecce sui partecipanti al ballo…».

Continuò le sue descrizioni con dettagli e precisazioni dettando anche le frasi da riportare sul dipinto fino al sorgere della luna, quando salutò scomparendo nel buio.

 

Il 25 ottobre 1539 Simone Baschenis firmò il suo affresco e la Confraternita dei Battuti, molto soddisfatta del risultato, lo pagò profumatamente per il suo lavoro[1].

Simone cercò ancora la donna che lo aveva aiutato con i suoi suggerimenti per porgerle i suoi omaggi e ringraziamenti, ma nessuno, n’è a Pinzolo n’è nelle contrade intorno, l’aveva mai vista.

Caricò allora sulla sua mula tutti i suoi strumenti di pittura e partì alla volta di Trento.

Accampato lungo un torrente accanto ad un fuoco di ceppi, quella stessa sera vide avvicinarsi la donna con il mantello.

«Salve messere, sono venuta a salutarvi. So che avete fatto un buon lavoro e che avete seguito il mio consiglio, e per questo ve ne sono grata» disse dolcemente.

«Vi ho cercata ovunque per ringraziarvi, perché senza di voi quel dipinto non lo avrei mai fatto. Chi siete dunque, madonna? La vostra voce è meravigliosa, ma ancora non ho visto il vostro volto» Simone fece un passo verso la donna.

Lei indietreggiò alzando una mano coperta dal mantello come a fermarlo.

«E non lo vedrete nemmeno ora, messere, per il vostro bene. Ci sarà un tempo anche per questo».

La donna scomparve silenziosamente, come sempre, così com’era venuta.

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[1] Le date storiche, il pittore Simone de Baschenis, la Confraternita dei Battuti, la chiesetta, il dipinto Danza della Morte e il luogo (Pinzolo TN) sono reali.

La storia è completamente inventata dall’autrice e non risponde a nessuna leggenda del luogo.

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